Ad un anno e mezzo dal sisma L’Aquila non sanguina più ma la guarigione è lontana
30 Novembre 2010La ferita del terremoto a l’Aquila non sanguina più; puntelle, imbragature sostegni metallici di ogni genere tengono in piedi, quello che la scossa della notte del 6 aprile dello scorso anno non è riuscita a buttar giù. La città , le sue frazioni, però, sono bel lontane da poter essere definiti guarite. Come dopo un grosso trauma, la strada per la guarigione è ancora lontana e, forse, potrebbe non arrivare mai. A distanza di oltre un anno e mezzo il centro de L’Aquila, San Gregorio, Onna, sono città fantasma. La gente è stata sistemata in alloggi confortevoli e costruiti in tempi record dalla solidarietà di mezza Europa oltre che dagli stessi italiani. La gente, però, non si stacca da quelle che un tempo erano le loro case, oggi ridotte a strutture crollate o lesionate che sembrano reggersi grazie ad un equilibrio precario. All’interno molti hanno ancora mobili, vestiti, elettrodomestici e, per questo, hanno bisogno dei vigili del fuoco. In giro per San Gregorio, incontriamo una squadra di pompieri della provincia di Frosinone. Periodicamente le province limitrofe a quella aquilana, inviano squadre per assistere proprio quella che è ancora è emergenza terremoto. Notiamo subito che il rapporto tra i pompieri ciociari e la famiglia di San Gregorio che stanno assistendo per il recupero del mobilio da una casa, è molto forte. Proprio la squadra di Giuseppe Simeoli, caporeparto di Frosinone, immediatamente dopo il terribile sisma, era intervenuto a San Gregorio trovando ristoro per un caffè o qualcosa di caldo, dopo ore ed ore di lavoro a scavare tra le macerie per tirar fuori persone incastrate, nelle poche case che rimanevano in piedi. Sono racconti da dopoguerra, quelli che si sentono narrare dalle persone di San Gregorio.
A Onna, invece, le case sono state letteralmente polverizzate e oggi, al lavoro, ci sono solamente le escavatrici dei vigili del fuoco. Tutto il centro abitato è zona rossa a causa dell’altissimo rischio crolli. I pochi che si aggirano come fantasmi tra le macerie lo fanno a loro rischio e pericolo, o di essere cacciati in malo modo. “Anche se accoglienti, le nuove case, queste semidistrutte e vecchie sono le nostre vere case†lo dice un uomo mentre, sopra ad un tetto, tenta di salvare il salvabile.
Ermanno Amedei