Giù le mani dal tfr, 6 milioni di lavoratori caduti nella trappola
25 Giugno 2012Dall’A.S.La COBAS, riceviamo e pubblichiamo:
E’ in corso, presso il Ministero del Tesoro,(nel silenzio totale dei media), una pubblica consultazione sul nuovo regolamento sui fondi pensione scritto su misura per l’industria parassitaria del risparmio gestito.
Il TFR dei Lavoratori e delle Lavoratrici potrebbe rimanere solo un ricordo.
La riforma del TFR, introdotta nel 2007 con l’appoggio sia del centro- destra che del centro-sinistra, con la famosa formula del “silenzio,assenso†hanno illuso e incastrato circa 6 milioni di Lavoratori e di Lavoratrici .
Questo non è bastato a soddisfare la “fame di TFR†delle banche , dei banchieri e di CGIL – CISL e UIL ,complici della gestione dei fondi, infatti ora ci rimetteranno le mani per aprire la nuova “campagna adesioniâ€.
La previdenza integrativa è una fregatura e va evitata!
Le quote di fondi comuni sono equiparate alle azioni, titoli di stato, obbligazioni, quotati e il 100% del patrimonio del fondo pensione può essere subappaltato a fondi comuni.
Direttamente o indirettamente, il 37% del fondo può finire in titoli non quotati e il 20% può essere messo in fondi speculativi o chiusi.
I gestori dei soldi dei Lavoratorie delle Lavoratrici fanno i loro porci comodi comprando e vendendo titoli senza che l’aderente al fondo pensione possa sapere cosa ha combinato.
NO AI FONDI PENSIONE!
a parte il fatto che non sono 6 milioni gli iscritti che hanno conferito il TFR ai fondi pensione in quanto ci sono anche lavoratori autonomi, liberi professionisti, ecc che il TFR non sanno neanche cosa sia, siccome non credo si possa negare razionalmente la necessità di integrazione alla pensione futura mi piacerebbe conoscere quale possa essere l'alternativa al problema, quale strumento possa garantire trasparenze e rispetto verso il cliente?
La garanzia innanzitutto arriva dalla Covip che è l'organo di vigilanza statale dei fondi pensione. L'ambito d'investimento di un fondo pensione nella formula più trasparente possibile segue le tre linee di investimento che il cliente può scegliere tra prudenziale (che personalemente prediligo sempre) dove vi è la garanzia del capitale compreso il rendimento minimo, bilanciato dove vi è la garanzia del capitale e aggressivo dove vi è la possibilità di elevati rendimenti nel futuro, ma senza garanzia di sorta. Ovviamente nell'arco temporale è possibile passare da una linea ad un'altra. A questo bisogna aggiungere che i patrimoni delle compagnie per legge sono separati contabilmente da quelli degli assicurati onde evitare ripercurssioni finanziare a carico dei risparmisatori, per cui eventuali creditori delle compagnie in caso di sciagure non possono aggredire mai il patrimonio separto dei fondi pensione.
Quello che, mi pare, sia in discussione non è la sicurezza in caso di "sciagura della Compagnia" quanto piuttosto che la gestione del risparmio previdenziale non abbia un ritorno economico a vantaggio solo del gestore! Le linee cosiddette garantite lo sono solo sul netto investito e purtroppo i costi a carico degli strumenti previdenziali ,spesso davvero esagerati, erodono il rendimento garantito. Questo è il vero problema, ma di certo non si può mettere in discussione l'utilità degli strumenti previdenziali, in caso contrario, lo ripeto, chi critica deve anche proporre una valida alternativa. Dunque ben vengano gli strumenti di integrazione previdenziale ma si diano una mossa gli organi preposti (leggi ISVAP, COVIP, Banca d'Italia, ecc.) a giustificare finalmente la loro esistenza.
Il problema dei costi è generale e comunque riguarda qualsiasi forma di servizio in qualunque settore esso sia, per cui i costi comunque ci sono. Premesso che in Italia in campo assicurativo sia per il vita che per il danni siamo abbastanza indietro, culturalmente parlando, è anche vero che ci sono forme di risparmio davvero onerose, ma l'offerta oggi è anche abbastanza ampia e comunque tale da permettere al risparmiatore la scelta più adatta alle proprie esigenze e con le persone (anche se ahimè a volte non accade) che fanno il lavoro vero del consulente.
a parte il fatto che non sono 6 milioni gli iscritti che hanno conferito il TFR ai fondi pensione in quanto ci sono anche lavoratori autonomi, liberi professionisti, ecc che il TFR non sanno neanche cosa sia, siccome non credo si possa negare razionalmente la necessità di integrazione alla pensione futura mi piacerebbe conoscere quale possa essere l’alternativa al problema, quale strumento possa garantire trasparenze e rispetto verso il cliente?
L'articolo dimostra, purtroppo, l'ignoranza e la mancanza di consapevolezza che pervadono la previdenza complementare. Bello sarebbe usare meno demagogia e maggior razionalità su un tema che investe milioni di lavoratori!