Nuove povertà , accattonaggio in crescita in Italia
29 Settembre 2012Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
Non se ne conoscono i numeri, quasi impossibile fare un censimento dato il numero oscillante e la presenza su tutto il territorio nazionale di persone che si spostano da un luogo ad un altro costrette per necessità o per altre ragioni, ma una cosa é pressoché certa: si tratta di una vera e propria escalation quella del fenomeno dell’accattonaggio.
Ci hanno provato alcuni sindaci sceriffi a porvi un argine, con ordinanze più o meno bigotte, come degli slogan, e senza affrontare al cuore le cause del problema.
Se è vero, infatti, che si è soliti identificare nell’immaginario collettivo la figura del “barbone†seduto in strada con un bicchiere di plastica posto dinanzi a sé nel quale gettare l’obolo, tale fenomeno presenta complessità che oggi più che mai sono connesse all’aggravarsi della crisi economica.
La prova è data dal fatto che se sino a qualche anno fa riguardava i centri urbani più grandi, perché forse i clochard si confondono meglio tra la folla di una metropoli rispetto a farsi vedere nel paesino d’origine ed anche perché era più semplice reperire qualche spicciolo, oggi nessuna comunità , anche quelle dei centri rurali, ne è esente ed il fenomeno sta raggiungendo dimensioni drammatiche.
Per esempio, la stazione di Lecce, nell’estremo lembo del Tacco, quasi immune in passato dalla presenza di senza fissa dimora, oggi è diventata uno dei punti di ritrovo, specie nelle ore notturne di decine e decine di poveri alla ricerca di un tetto per la notte.
Per non parlare poi di chi richiede soldi a nome di fantomatiche associazioni benefiche o di vere e proprie organizzazioni criminali che utilizzano minorenni o cuccioli per attirare la sensibilità dei passanti.
Certo, i flussi migratori degli ultimi anni sono una delle cause che oggi ci fanno ritrovare in strada migliaia di persone senza un tetto e costrette a mendicare per la fame, ma quanti padri e madri di famiglia sono nostri connazionali? Non lo sappiamo, ma le mense della Caritas o di altre associazioni benefiche risultano sempre più piene.
Ed allora, è pressoché evidente che è la crisi economica che ha determinato un’amplificazione del fenomeno.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti†è evidente che al di là dei risvolti penalistici che dovrebbero impegnare le forze di polizia giudiziaria e le autorità inquirenti nel verificare la sussistenza di reati specie quando in ballo ci sono associazioni che si spacciano per umanitarie o per fini solidaristici, ma poi fanno affari con i proventi dell’elemosine, o quando c’è un vero e proprio sfruttamento di minori o il maltrattamento di animali, la situazione d’emergenza dovrebbe spingere le amministrazioni locali più che a cercare di risolvere il problema a forza di ordinanze, di allestire centri per l’accoglienza adeguati per dare un pasto caldo ed un letto a chi è costretto a mendicare veramente per bisogno.