Tentarono di comprare la Lazio con i soldi della camorra
22 Settembre 2009La Guardia di Finanza dì Caserta, Tenenza di Mondragone, ha eseguito un’ ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di DIANA Giuseppe, procedendo contestualmente all’ esecuzione del sequestro di n. 37 Unità immobiliari e n. 5 complessi aziendali e relative quote, tutti beni ubicatì in diverse Province della Campania e del Lazio e riconducibili alla persona arrestata. DIANA Giuseppe -recentemente catturato per il tentativo di riciclaggio di denaro proveniente dalle casse del clan dei casalesi, provvista da uti lizzare per la scalata alla società calcistica “Lazio” -sono stati contestati i delitti di concorso esterno in associazione matìosa “clan dei casalesi”, attribuzione fittizia di beni e corruzione. Il DIANA risultava infatti aver stabilmente riciclato i proventi delle attività delittuose in attività economiche, anche quotate in borsa (quali la Società sportiva Lazio S.S.), concedendo le proprie strutture aziendali quale appoggio logistico per le necessità dell’organizzazione e degli affiliati nonché garantendo al clan le diverse utilità provenienti dalle aziende di commercializzazione e distribuzione del Gas gestite dal medesimo, attività economiche sorrette dallo stabile contributo mafioso. Veniva così garantito un regime monopolistico nel settore della commercializzazione del gas ed erano rafforzati glì interessi economici degli esponenti apkali delle famiglie RUSSO, SCHIAVaNE, MEZZERO, TUCCI, D1ANA, BELFORTE, appartenenti alle associazioni ma’fiose operanti sull ‘intera area della provincia di Caserta e zone limitrofe. Dalle intercettazioni emergeva con chiarezza la responsabilità del DIANA
nelia scalata alla Laziol rilevandosi in modo evidente il tentativo di consegna ai vertici della società sportiva di un’ingente somma di denaro contante proveniente dalle casse del clan, dì cui veniva tracciata la provenienza attraverso le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Le investigazioni dirette alla DDA di Napoli e condotte dalla Guardia di Finanza, hanno consentito di cogliere il sostegno mafioso offerto da diverse famiglie del clan casalese al monopolio dell ‘indagato nella commercializzazione del gas, lo stabile e decennale ruolo di riciclatore a favore del clan nonché individuare gli intensi rapporti corruttivi con alcuni Vigili del Fuoco, regolannente retribuiti per “proteggere” -evitando controlli, preavvertendo le future ispezioni e pilotandone gli esiti-gli interessi economici di Diana.