Omicidio di Sarah Scazzi: un colloquio dei giudici ripreso dalle telecamere “anticiperebbe la sentenza”
26 Marzo 2013Ancora un colpo di scena nel processo per l’omicidio di Sarah Scazzi, in corso in Corte d’Assise a Taranto, questa volta  irrompe un piccolo giallo. E’ un vero e proprio fuori onda e si riferisce a quanto accaduto nell’udienza del 19 marzo scorso, prima che parlasse l’avvocato Franco De Jaco, difensore di Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri, entrambe imputate di concorso in omicidio volontario, sequestro di persona ed occultamento di cadavere, per le quali l’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo. Il video, registrato dalle telecamere che stanno filmando tutto il processo e rilanciato oggi da Tgcom24, mostra alcuni stralci della conversazione tra il presidente della Corte e il giudice a latere. I due si scambiano impressioni che, secondo la difesa di Misseri, costituiscono un’anticipazione di giudizio. Ecco le frasi tra i due magistrati secondo quanto diffuso dallo stesso Tgcom24: “Presidente: “certo vorrei sapere, là , le due posizioni sono collegate. Quindi bisogna vedere se si sono coordinati? Coordinati tra loro e se si daranno l’uno addosso all’altro”; giudice latere: “ah, sicuramente”; presidente: “bisogna un po’ vedere, no, come imposteranno? Potrebbe essere mors tua vita mea”. In particolare la frase che ha colpito gli avvocati e’ quella dove il presidente della corte d’assise, il giudice Cesarina Trunfio, dice: “(Non e’ che) negheranno in radice”.- “A conclusione dell’udienza di oggi decideremo che fare e quali eventuali iniziative assumere” afferma, a proposito di questo video, Franco Coppi, uno dei due avvocati che assiste Sabrina Misseri e che terra’ domani la sua arringa, mentre oggi sta parlando l’avvocato Nicola Marseglia sempre in difesa di Sabrina. Il colloquio fra i due magistrati della corte appare neutro, tuttavia non si esclude che la difesa possa chiedere alla corte stessa chiarimenti sulle frasi oggetto di perplessita’ negli avvocati o, addirittura, chiedere la ricusazione dei giudici o rimettere il caso alla valutazione della Corte di Cassazione. Nella sua arringa l’avvocato Marseglia ha detto “che la prova passa attraverso l’esatta ricostruzione oraria di quanto avvenuto quel pomeriggio del 26 agosto 2010 ad Avetrana”. “In questo processo abbiamo alterato un principio cardine del nostro ordinamento – rileva Marseglia – ovvero che la prova si formi nel dibattimento. Qui, invece, questo non e’ avvenuto. C’e’ stata sul caso Scazzi una continua e costante attenzione dei media e i testimoni non sono stati mai sereni”.