La mannaia della Corte dei Conti sul portafogli dell’ex presidente del consiglio Regionale. Abbruzzese condannato a pagare 183mila euro
8 Maggio 2014Consulenze pagate a peso d’oro, anzi, di più considerando la loro leggerezza e inconsistenza, per realizzare uno studio sull’autonomia del Consiglio Regionale del Lazio. Una consulenza la cui utilità è già difficile da spiegare, figuriamoci se poi retribuita con cifre a cinque zeri, per un lavoro che non avrebbe convinto nessun altro se non i vertici della regione Lazio di allora. Una fatto giudiziario che apprendiamo dai quotidiani Oggi Ciociaria e Il Corriere della Sera e che racconta di una vicenda che ben spiega come i soldi venivano (speriamo di far bene a parlare al passato) spesi. (Nome omesso) era il consulente per quello studio che, in 24 mesi, dal 2009, avrebbe prodotto una sola relazione definita dalla magistratura contabile, una tesina di laurea, intascando per questo 123.884 euro l’anno. Ed infatti ha sorpreso la procura contabile che ha indagato sulla vicenda, anche il rinnovo di quel contratto, come un premio di efficienza per il lavoro svolto. Quindi 123.884 euro per due. Oggi i vertici regionali sono cambiati ma la mannaia della Corte dei Conti è caduta sui portafogli di coloro che prima rivestivano le cariche preposte a controllare quelle spese evitando ciò che appare uno spreco insensato. Per questo ha condannato l’ex presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese e l’ex segretario generale del consiglio regionale Nazareno Cinelli , oltre allo stesso (Nome omesso), a risarcire l’Ente di 183.243 euro a testa. Una vicenda che, certamente avrà anche un seguito penale. Ma quanti posti letto sarebbero ancora funzionanti nei reparti degli ospedali del Lazio se i soldi non fossero stati spesi in questo modo? Quanta gente si sarebbe potuta curare evitando il peggio, sbattuti da un ospedale all’altro perché, magari, ricoverati in un reparto di oncologia a Sora, senza un urologo, dovevano essere trasportati di notte a Frosinone solo per cambiare un catetere? Ovviamnete non parliamo solo di parcelle come quella presa in esame dalla Corte dei Conti, ma di un sistema che spendeva soldi per sovvenzionare l’editoria “amica”, i comitati i feste di paese, sagre e cose simili.
Ermanno Amedei